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Zampogna > Zampogna in Italia
"Il termine zampogna deriva dal latino arcaico sumponia, che a sua volta riprendeva la parola greca symphònia, passata poi anche nel latino colto, ed evidenziava il carattere polifonico dello strumento."(1)
La zampogna è un aerofono a riserva d'aria e fa parte della categoria degli strumenti ad ancia incapsulata, la sua particolarità consiste nell'emettere un suono continuo, grazie alla riserva d'aria contenuta in un otre di pelle di capra o di pecora intera. Tale sacca, a tenuta ermetica, è gonfiata dal suonatore attraverso una canna di legno detta insufflatore ed è munita di una valvola di non ritorno, che fa sì che l'aria sia convogliata dalla pressione del braccio che comprime il sacco, nelle canne dello strumento.
In Italia sono presenti 27 tipi di aerofoni a sacco, 3 ad una sola canna modulabile (cornamusa) e 24 a due canne modulabili (zampogna) di cui 9 tutt'ora presenti nel Lazio.
Anche se esistono eccezioni ed ibridi, in linea di massima, l'organologia ufficiale suddivide le zampogne italiane in due grandi gruppi, presumibilmente con origini indipendenti:
Poiché gli zampognari arrivano nei centri abitati ad eseguire le Novene solo durante il periodo natalizio, molti pensano che la zampogna si utilizzi esclusivamente durante questo periodo, in realtà lo strumento viene suonato durante tutto l'arco dell'anno e possiede un repertorio sia sacro che profano utilizzato in moltissime occasioni quali ad esempio il carnevale, i matrimoni, l'uccisione del maiale, ecc.. La zampogna, può essere considerata un organo portativo a tutti gli effetti ed è usata anche per accompagnare il ballo ed il canto.
Pur essendo stato declassato e classificato come un rudimentale strumento di facile approccio, perché suonato da umili pastori, alcuni repertori tradizionali sono molto complicati da eseguire e questo anche per le caratteristiche strutturali dello strumento.
In Italia la zampogna non gode della meritata attenzione da parte degli Enti locali, Istituzionali e dei Conservatori musicali, a differenza di quanto avviene per altri paesi, quali ad esempio Scozia o Galizia, dove le cornamuse vengono valorizzate, divulgate ed insegnate al pari degli altri strumenti nelle Scuole e negli Istituti musicali Statali.
In ambito costruttivo, per quanto riguarda i vari tipi di zampogne, non esiste una standardizzazione dei modelli e delle misure ma ogni costruttore si affida all'arte tramandata oralmente arricchendola di volta in volta con le sue esperienze personali. I mezzi utilizzati per la costruzione delle zampogne in passato erano molto rudimentali, infatti fino a qualche anno fa, vi erano dei costruttori che utilizzavano ancora torni a pedale, ferri infuocati per la foratura e scaglie di vetro per la levigatura.
Negli odierni centri di costruzione possiamo trovare sia artigiani che utilizzano sofisticati torni "a ferro" ed alesatori costosissimi, sia artigiani che preferiscono confrontarsi con l'antica arte realizzando con le proprie mani, tutti gli attrezzi ed i macchinari necessari, perfino il tornio.
In Italia le Zampogne si distinguono per il tipo di canne melodiche usate, per numero di bordoni e per le ance che possono essere semplici o doppie. L'ancia doppia si ricava spaccando verticalmente in due o in tre parti una canna stagionata (Arundo Donax), cresciuta in luoghi asciutti, ventilati e recisa nel periodo di luna calante dei mesi di gennaio o febbraio.
La zampogna è uno dei rari strumenti in grado di eseguire una melodia con il relativo accompagnamento armonico senza l'ausilio di altri strumenti.
Molte iconografie testimoniano l'utilizzo ininterrotto della zampogna attraverso i secoli dal periodo imperiale romano fino ai nostri giorni e di notevole interesse sono le iconografie del XIV sec. che testimoniano l'uso della zampogna insieme a varie tipologie di ciaramelle, trombe naturali ed a tiro e percussioni in Alta Cappella.
Tutte le zampogne italiane dell'area centro-meridionale presentano una unicità le canne della melodia sono due, una per ciascuna mano, impiantate con i bordoni in un unico blocco di legno troco-conico frontale, detto ceppo.
Le canne musicali munite internamente di ancia, singola o doppia, si suddividono in canne melodiche, con fori digitabili e bordoni, privi di fori, che emettono suoni fissi che fungono da accompagnamento alla melodia del canto.
La sacca, con funzione di riserva d'aria, è costituita da una pelle intera rovesciata (con il pelo all'interno) che può essere di capra o di pecora, al posto del collo viene legato il ceppo, ad una zampa anteriore il cannello di insufflazione e le altre aperture sono chiuse con legature che possono essere sia interne che esterne. Nel Lazio la sacca o otre, viene chiusa con una legatura posta al di sotto del bacino immediatamente sopra le zampe posteriori.
La pelle della sacca viene solitamente conciata con sale, verderame, corteccia, siero, allume di rocca o altre sostanze mentre in alcune aree del Lazio e del Molise il tradizionale otre di pelle è stato sostituito da sacche di gomma ricavate dalle camere d'aria degli pneumatici.
La zampogna deve essere intonata ogni volta prima dell'uso, con l'applicazione, sui fori digitabili e di intonazione, di cera d'api miscelata al 50% con pece da calzolaio (pece greca), così facendo si riduce il diametro del foro, che può essere successivamente modellato con piccoli alesatori di corno, ferro, osso, legno o plastica che, sono generalmente appesi ad una delle canne anche con scopo ornamentale. Oltre all'intervento sui fori con la cera l'accordatura delle canne melodiche può anche essere perfezionata agendo sulle ance.
I bordoni, quasi sempre accordati sulla dominante, sono realizzati in due parti telescopiche e, regolando la lunghezza dei fusi, si può ottenere una intonazione perfetta.
Il repertorio è costituito da suonate abbastanza veloci che vengono utilizzate per accompagnare danze tradizionali come il saltarello, la tarantella, la ballarella, le marcette ecc., da suonate lente quali pastorali, balli lenti, serenate, accompagnamento al canto e, talvolta, per le occasioni rituali e cerimoniali come la sonata per la sposa, l'accompagnamento del Santo (processionali), ecc..
Ai vari repertori suddetti va inoltre aggiunto un repertorio particolare legato alla conduzione del gregge.
I moduli melodici di base o "passate" si ripetono all'infinito con innumerevoli abbellimenti e microvariazioni molto complesse e virtuosistiche di grande efficacia espressiva.
DOPPI CLARINETTI
DOPPI OBOI
Queste zampogne vengono suonate sia da sole che in coppia con la ciaramella, alla quale forniscono un accompagnamento ritmico-melodico, costruito prevalentemente sui bassi emessi dalla canna melodica sinistra. A volte alla coppia si aggiunge una seconda ciaramella e vari strumenti quali il tamburello o altri membranofoni e idiofoni.
C'è da aggiungere che, sia nella Zampogna zoppa che nella Zampogna a chiave dell'area laziale-abruzzese-molisana, esistono due tipi di campana alla campagnola (campane "aperte") e alla avezzanese (campane "chiuse"). In Molise il bordone minore (acuto) risulta zittito è per questo che la canna non viene nemmeno forata ed è presente esclusivamente con funzione estetica.
In questo gruppo può essere ricompresa anche la Zampogna zoppa della Valle dell'Aniene che si caratterizza, pur mantenendo una cameratura interna conica, per la presenza di ance semplici ed il secondo bordone attivo. In alcune zone sia del centro che del sud Italia alcuni suonatori e costruttori usano ancora accordare gli strumenti su scale molto arcaiche con il IV° grado eccedente o diminuito.
Elenco generale delle tipologie di zampogna presenti in Italia (ancora in fase di studio):
Lazio:
Molise:
Abruzzo:
Campania:
Basilicata:
Calabria:
Sicilia:
Puglia:
Presenza accertata in Abruzzo, Lazio, Molise, Calabria, Campania, Basilicata:
Cornamuse del nord Italia:
Precisazione: Purtroppo, nella maggior parte dei testi, le due canne melodiche vengono chiamate impropriamente chanter. In queste nostre schede si evita l'utilizzo di tale vocabolo in quanto pronuncia anglosassone del verbo francese chanter (pronunzia: sciantér), cantare, a sua volta derivato dall'antica parola latina cantus. E' verosimile che nel tardo latino cantus si pronunciasse con la 'c' aspirata, cioè hantus, aspirazione oggi rimasta nella parlata toscana (hasa per casa, havallo per cavallo eccetera) che proviene addirittura dall'etrusco, cui il toscano ha conservato diversi fonemi. La lingua anglosassone, alquanto primitiva e povera di possibilità fonetiche, pronuncia il 'ch' come 'ci' e quindi chanter è diventato cianter mentre sarebbe stato corretto pronunciarlo sciànter o, più propriamente, hanter. Comunque, per eliminare provincialismi linguistici abbiamo preferito chiamare le canne melodiche col loro antico e bel nome italiano.
(1) Giuseppe Michele Gala. Le tradizioni musicali in Lucania. Taranta, Firenze 2007, p. 40.