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FLAUTO A 3 BUCHI
Il flauto a tre buchi è formato da uno stretto e lungo tubo cilindrico con i fori per le dita collocati presso l'estremità inferiore: due davanti e uno dietro, da chiudersi con l'indice, il medio e il pollice. Il foro del pollice è collocato più in alto degli altri due ma non ha la funzione di portavoce.
La caratteristica fondamentale di questo flauto è la sua facilità nel produrre suoni armonici al variare della pressione del fiato, dovuta allo stretto diametro della cameratura in rapporto alla lunghezza del tubo: in questo modo da una sola posizione si possono ottenere tre o più suoni ad intervalli di ottava, dodicesima, quindicesima, ecc. del suono "pedale", proprio come nelle trombe naturali.I quattro suoni base ottenuti alzando le dita in progressione e mantenendo una leggera pressione di fiato non vengono usati a causa della loro instabilità e debolezza: dunque la scala dello strumento inizia dal secondo armonico.
Tutte le fonti e le testimonianze figurative concordano nel mostrare il flauto a tre buchi suonato con la mano sinistra.
Il flauto a tre buchi veniva sostenuto dall'anulare e dal mignolo, che stringevano il tubo appoggiandosi all'anello tornito appena sotto l'ultimo foro. Dato che il flauto permette l'esecuzione di una melodia utilizzando la sola mano sinistra, il suonatore era in grado di accompagnarla servendosi di strumenti a percussione o anche armonici.L'accoppiamento più tipico in Italia era con un tamburo le cui dimensioni variavano a seconda dei luoghi, munito di corde di risonanza, sostenuto da un laccio al polso sinistro e percosso con una bacchetta tenuta nella mano destra o con la punta delle dita. Sempre in Italia era suonato accompagnandosi con il "buttafuoco" o "altobasso": una sorta di cetra rettangolare munita di tre o quattro corde di budello intonate ad intervalli armonici (ottava, quinta, e quarta) e percosse da un'apposita bacchetta. Si veda l'affresco di Filippino Lippi L'Ascensione (1489), nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva a Roma; e il Presepe di Altobello Persio e Sannazzaro d'Alessano (1534) nel Duomo di Matera (vedi scheda sul buttafuoco).Le testimonianze pittoriche e letterarie sull'uso del flauto a tre buchi risalgono sino al Medioevo, e fin da quel tempo è evidente la funzione di accompagnamento dei balli a carattere popolare svolta da questo strumento insieme alla percussione.
La più antica testimonianza letteraria è di un poeta anonimo del Trecento: "zufoli con tambur bene accordati" (L'Intelligenza, 293-5. cit. da Marcucci, p. 17).
La sostanziale autonomia di questa combinazione strumentale ne evidenzia il carattere popolare, come nel caso della zampogna o della symphonia.
Lo strumento non dovendo accordarsi con altri strumenti melodici, poteva avere, in pratica, qualsiasi nota di base.Moltissime le testimonianze iconografiche che dimostrano l'uso di questo strumento in ambito militare per tutto il Medioevo. Spesso i suonatori sono soldati con tanto di armatura, e probabilmente il loro compito era quello di eseguire particolari "repertori" che davano segnali di manovra sul campo di battaglia (vedi scheda Tamburo a bandoliera).Il francese Arbeau, nel suo metodo di ballo (1589) descrive dettagliatamente lo strumento e la sua funzione di accompagnamento nelle danze, accennando anche alla pratica di suonare due flauti contemporaneamente, possibilmente di misure differenti, in modo da produrre consonanze di terza che "sono molto gradevoli da udire".
Affresco di Lippo Vanni nel Palazzo Pubblico di Siena.
Esercito senese nella battaglia di Sinalunga, 1363,
in cui Siena sconfisse i condottieri ribelli della Compagnia del Capello,
comandati da Niccolò da Montefeltro.
Sulla destra in prima fila suonatori di flauto e tamburo
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